2009-05-25

Pronti a riavviare?

Qualunque sia il sistema che utilizziamo sul nostro personal, sia Mac OS, sia Windows, Linux o Unix non siamo mai molto contenti quando vediamo comparire il segnale, diverso a seconda del sistema, che ci avverte che sta per essere installato un aggiornamento; infatti, spesso l'aggiornamento vuol dire un riavvio, soprattutto se si tratta di sicurezza. Per gli utenti Mac o Linux, il riavvio sembra quasi un affronto: se il sistema sta su, perché riavviarlo, magari dopo due mesi di uptime? Ma anche per l'utente Windows l'aggiornamento con riavvio "rompe" abbastanza, magari mentre si è in ritardo con il lavoro.
Certo, possiamo posticipare, ma ci resta il dubbio: aggiornamento importante? Corregge un buco di sicurezza?
Ma ora si stanno mettendo le basi per effettuare qualunque aggiornamento senza riavviare! Si tratta di una cosa non da poco: pensiamo ad un server utilizzato da migliaia di utenti; o semplicemente sommiamo tutto il tempo perso in un anno per riavviare i nostri vari pc!
La società che sta affrontando questo problema è la Ksplice: di solito gli update devono sostituire parti di codice del sistema che in quel momento sta lavorando; la Ksplice affronta questo problema analizzando i cambi di basso livello che l'update dovrebbe fare ed implementandoli direttamente a basso livello, senza passare da linguaggi evoluti.
Gli esperimenti sono cominciati su Linux, sistema spesso utilizzato sui server: il sistema è stato in grado di installare quasi il 90% degli update tra il 2005 e il 2008 senza riavviare; i restanti sono comunque andati a buon fine senza riavvio con l'intervento del programmatore. Si tratta ora di fare in modo che tale intervento possa essere fatto nel processo di update.
Ora la Ksplice sta offrendo il sistema, consulenze comprese, a chi ha necessità di non interrompere il servizio ai propri utenti. Nel frattempo, al MIT viene usata dal 2008 questa tecnologia per aggiornare due server da 37 milioni di contatti al mese: direi che è un buon collaudo! Bisogna infatti bilanciare il rischio che proviene dal non aggiornare (e magari non chiudere un buco di sicurezza) e quello di farlo senza il riavvio: al momento le prospettive sembrano buone.
Per ora l'obiettivo sono server basati su Linux, ma come al solito, quando la tecnologia sarà matura, ci possiamo aspettare una sua diffusione agli altri sistemi, compresi i cellulari.

[fonte: www.technologyreview.com]

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