2010-12-06

Edicola digitale... ma anche virtuale

È notizia recente che un certo numero di quotidiani e settimanali francesi stanno organizzando una propria piattaforma digitale per la distribuzione dei contenuti: in parole povere, vogliono offrire un servizio a pagamento per accedere al giornale in formato elettronico.

Non è la prima volta che l'argomento viene a galla: tempo fa, scoppiò una polemica tra Google ed i giornali americani, dove questi lamentavano di essere loro a fornire le notizie, mentre Google ricavava soldi dalla pubblicità inserita nelle proprie pagine di ricerca. Goggle, d'altro canto, rispose che ogni giornale poteva togliersi dal motore di ricerca quando voleva, sia impostando certi parametri nelle pagine del sito, sia chiedendo a Google di non ricercare le proprie pagine.

A rigor di logica, si potrebbe ricordare ai giornali che le pubblicità di Google sono sulle pagine di ricerca, ma non appena si clicca su uno dei risultati, si entra nel sito del giornale, di solito pieno di pubblicità per proprio conto ed i cui proventi vanno appunto al giornale. E ricordiamo anche che per comparire fra i risultati di ricerca non si paga nulla: il lettore anzi viene portato al sito del giornale proprio dalla ricerca, che quindi giova al giornale. Infatti la cosa si chiuse lì.

Tuttavia, le pubblicità sui giornali sono in calo, a favore delle pagine web e il tutto rappresenta una cifra ragguardevole, che fa gola a molti. Apple è entrata in sordina nell'ambiente, dato che non vende contenuti, né effettua ricerche o altri tipi di elaborazione; però dal successo di iPhone e iPad Apple ha elaborato una piattaforma pubblicitaria: gli sviluppatori delle cosiddette App possono inserire codice apposito con un effetto simile a GoogleAds e che permette di distribuire gratuitamente l'applicazione, contando sui ricavi pubblicitari.

Sia Google che Apple si prendono una bella fetta dei guadagni (30% dichiarato per Apple, piuttosto nebulosa quella di Google). La nuova piattaforma francese vorrebbe portare avanti una percentuale più bassa (attorno al 10%), guadagnare in popolarità e poi tornare da Google e Apple per discutere la quota. Difficile dire se ce la faranno.

Un'altra possibilità è stata quella scelta da alcuni giornali, l'unica secondo me attuabile: hanno infatti deciso di permettere l'accesso agli articoli tramite abbonamento. Su questa posizione non c'è nulla da dire: il giornale paga i servizi e li fa pagare a chi è interessato (aggiungendo poi la sempre presente pubblicità, visibile agli abbonati); mi sembra la cosa più ovvia: tempo fa si comprava il giornale in edicola, oggi lo si compra sul web, nulla da dire. L'indicizzazione dei motori di ricerca a questo punto è un vantaggio: il lettore avrebbe trovato un articolo interessante, ma il suo proprietario se lo fa pagare, non fa una grinza.

L'iniziativa francese invece mi sembra un po' pretenziosa: vorrebbe applicare un metodo valido per la carta allo strumento elettronico. Google e Apple non c'entrano: se questi giornali forniscono un servizio che vale il costo proposto, ci saranno certamente clienti pronti a pagare per averlo.

Pochissimo hanno capito che internet, la comunicazione elettronica ed i vari mezzi con vi si accede (computer, telefoni, televisioni interattive) richiedono un cambio di mentalità, non possono essere affrontati con i metodi vecchi. Qui non c'entra la libertà di informazione, che è sempre esistita anche senza il web; qui si tratta di elaborare nuovi modelli di commercio. Che però dovranno, come prima, fare leva sulla qualità del servizio: quando compro un giornale (ma anche un'auto, un telefono, qualunque cosa) faccio un paragone tra il costo e quello che cerco; se il bilancio è positivo, lo compro, altrimenti no.

Posso anche decidere che il mio desiderio di informazione è soddisfatto dal leggere siti gratuiti di commenti o forum, oppure che ho bisogno di essere abbonato ad almeno 6 quotidiani web e 4 su carta. Purtroppo negli ultimi anni, non si è più abituati a pensare all'informazione come a qualcosa di prezioso: difficile trovare una tv a pagamento che offra l'informazione come punto principale; questa è spesso accessoria ed i guadagni arrivano dalla pubblicità, magari legata a trasmissioni di intrattenimento: l'informazione sembra che non paghi.

Quindi, cari editori, non lamentatevi di chi sembra portarvi via fette di pubblicità: mantenete alti livelli di informazione e vedrete che ci sarà gente disposta a pagare per leggervi (magari con meno pubblicità).

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