Che alcune specie, in certe condizioni (privandole di zolfo) smettessero di emettere il normale ossigeno e cominciassero a liberare idrogeno era un fatto noto; però il tutto mostrava un'efficienza che non superava lo 0,1%. Solo negli ultimi 10 anni sono stati avviati studi su come incrementare tale rendimento.
In particolare, gli scienziati del Laboratorio Nazionale delle Argonne hanno trovato il modo di portare tale efficienza fino al 15%, tramite alcune modifiche genetiche e l'introduzione del Rame; ora si tratta di inserire l'enzima così creato nella struttura della fotosintesi, cosa che non sembra avere grossi problemi di esecuzione.
In confronto, la produzione di etanolo dai cereali (un altro bio-combustibile di cui abbiamo parlato tempo fa) è molto meno efficiente. Inoltre, l'uso di piante usate normalmente come cibo richiede la presenza di grandi coltivazioni solo per uso energetico, da sottrarre alla produzione normale. Invece, queste alghe non hanno richieste analoghe: possono essere coltivate su terre altrimenti non utilizzate, per esempio nei deserti; potrebbero anche crescere in contenitori chiusi portatili e tenuti sui tetti!
È stato calcolato (link) che per rifornire gli Stati Uniti, siano necessari 25.000 chilometri quadrati di coltivazione, situati in terre inutilizzate; anche se sembrano tanti, si tratterebbe di circa un decimo di quel che bisognerebbe dedicare alla soia (in più delle coltivazioni dedicate al cibo!).
La cosa è ancora più importante se consideriamo che per ora l'unico modo efficiente per produrre idrogeno è... usando il petrolio! Le celle fotovoltaiche non sembrano per ora sufficienti. In questo modo, invece, avremmo una fonte sia rinnovabile che attiva in ogni momento della giornata.
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