Sapevate che i motori F1 si avviano con una scarica di aria compressa? Il signor Négre, ex-consulente Renault, è partito proprio da lì, anche se l'idea non è nuova: sul finire dell'800 alcuni mezzi pubblici si muovevano ad aria compressa, ottenuta scaldando l'aria e attorno al 1930 alcune auto che utilizzavano aria in bombole erano normalmente pubblicizzate. Fino ad arrivare al brevetto attuale, ottenuto nel 1981.
Anche l'utilizzo dell'aria compressa per immagazzinare energia non è nuovo: alcune centrali negli Stati Uniti usano il surplus di energia prodotta durante la notte per immettere aria compressa in serbatoi, da cui viene estratta, creando energia, durante il giorno.
Anche l'utilizzo dell'aria compressa per immagazzinare energia non è nuovo: alcune centrali negli Stati Uniti usano il surplus di energia prodotta durante la notte per immettere aria compressa in serbatoi, da cui viene estratta, creando energia, durante il giorno.
Il principio del motore è molto semplice: al posto della benzina viene immessa al momento giusto aria ad alta pressione che muove il pistone e quindi l'auto.
Il modello che ho trovato sarà commercializzato da MDI con il nome di OneCAT. Partner di MDI è Tata, una ditta indiana (quelle europee, in particolare quelle francesi, dove è nato il progetto, lo hanno respinto).
Le bombole contengono circa 90 metri cubi di aria a 300 atmosfere e questo fornisce un'autonomia di 100 km, adatto per l'uso casa-lavoro giornaliero; il modello ha però la possibilità di scaldare l'aria uscente, portando l'autonomia a quasi 800 km. Il riscaldamento è ottenuto con un qualunque carburante: benzina, diesel, bioetanolo, con un consumo di circa 1.5 litri ogni 100 km. Ma possiamo anche non farlo, accontentandoci della ridotta autonomia. La velocità dovrebbe arrivare sui 100 km/h.
Un computer controlla l'erogazione e sostituisce anche le marce.
Ma come possiamo fare il pieno di aria? Appositi compressori presso i benzinai possono fare il tutto in 3 minuti (si suppone a circa 2.5 euro), mentre se usiamo il caricatore elettrico fornito assieme alla macchina ci vorranno 4 ore e 22kW di potenza elettrica (circa 1.5 euro). Il prezzo di acquisto è una bella sorpresa: attorno ai 5400 euro, almeno per l'Australia, dove avverrà la prima commercializzazione. In Europa potrebbe arrivare nel 2009, sempre che vengano superati i crash-test: MDI afferma che la fibra di vetro utilizzata per il telaio ha la stessa robustezza dell'acciaio, ma potrebbe essere un problema.
Naturalmente, anche qui siamo di fronte ad uno spostamento del problema: emissioni zero dall'auto in città, produzione di energia e inquinamento altrove. Anche in questo caso bisognerebbe pensare ad un sistema di energia veramente integrato, dove magari l'elettricità necessaria a ricaricare le bombole viene prodotta almeno in parte tramite il fotovoltaico (un pannello da 22kW è un po' grandino...). Il riscaldamento dell'aria che aumenta l'autonomia potrebbe basarsi su batterie caricate da pannelli solari, badando però a non appesantire troppo il veicolo.
Quindi, un'altra promettente tecnologia che mi pare promettente, ma che deve però ancora essere raffinata e, soprattutto, deve far parte di un programma organico di strutturazione dell'energia. Sempre tenendo conto che, prima o poi, saremo costretti a fare queste scelte...
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