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2015-01-17

Spotlight delle mie brame...

Tutti gli utenti Mac conoscono Spotlight: di solito non è altro che un'icona a forma di lente che se ne sta nella zona dei menu, in alto a destra; di solito silenzioso, quando abbiamo bisogno di trovare un file (di cui spesso abbiamo solo una vaga idea del contenuto, figuriamoci se ricordiamo il nome del file...), non dobbiamo fare altro che premere Cmd-Spazio ed ecco che compare, pronto a dirci dove si trova, o almeno a mostrarci una serie di possibily match della nostra ricerca. Quando non trova nulla, fa come Siri e ci chiede se vogliamo cercare nel Web.
Il diavoletto di Spotlight può essere usato per lanciare le app, senza doverle andare a cercare nella Launchpad e materialmente cliccandoci sopra (a questo proposito, ci sarà a breve una nuova utility con funzionalità aggiuntive rispetto a Spotlight, ma questa sarà tutta un'altra storia...)

Qualche volta, becchiamo Spotlight "con le braghe in mano": quando l'apriamo ci mostra una bella progress bar ("Sto indicizzando"): proprio un attimo prima ha scoperto che qualcosa non è aggiornato, per cui cui sta aggiornando il proprio indice interno. Spesso, anche in questa occasione ci fornisce dei risultati, ma questi potrebbero non essere completi: forse, se aspettiamo qualche secondo, ci potrà dare risultati migliori.

Qualche volta però, il succitato diavoletto comincia a fornire risultati cervellotici: non trova alcune applicazioni, oppure nemmeno alcuni file, nonostante siano stati appena salvati. Questo è un buon indizio della necessità di ricostruire l'indice!
La ricostruzione dell'indice può essere fatta utilizzando apposite utility (p.es. Onyx), ma lo stesso risultato può essere ottenuto con un semplicissimo comando da terminale:
sudo mdutil -E /Volumes/nomeDisco
Alla richiesta, inserire la password di amministratore. Questo comando distruggerà l'indice attuale, che verrà ricostruito da Spotlight stesso non appena ne avrà voglia (va beh, diciamo che lo farà quando penserà di non essere utilizzato, in modo da non dare fastidio all'utente). Ce ne accorgeremo dalla presenza della progress bar nella sua finestra.

Un'altra possibilità da Terminale è l'impedire l'indicizzazione di un disco esterno. Questo sarebbe possibile anche senza entrare nel Terminale, usando l'apposita lista Privacy nelle Preferenze di Sistema, ma ho verificato che non sempre il sistema si ricorda di questa impostazione, per cui conviene usare il seguente comando:
sudo mdutil -i off /Volumes/nomeDiscoEsterno
Da quel momento in poi, l'indice del volume indicato non verrà più aggiornato; se vogliamo che scompaia del tutto, facciamolo seguire dal comando indicato sopra, che cancellerà appunto il file di indice, che non verrà più costruito.
Se in seguito dovessimo cambiare idea e volessimo tornare all'indicizzazione, non dovremo fare altro che digitare da Terminale il comando opposto:
sudo mdutil -i on /Volumes/nomeDiscoEsterno
e alla prima occasione l'indice verrà ricostruito; da notare che la ricostruzione è un processo a bassa priorità, per cui potrà essere posticipata nei casi in cui Spotlight pensa di dare fastidio. Se proprio vogliamo che succeda velocemente... lasciamo il Mac da solo per qualche minuto!

2009-05-31

Leopard e X11

Forse non tutti gli utenti di MacOS X avranno notato una piccola applicazione nascosta nella cartella
/Applicazioni/Utility
Si tratta di X11, che fornisce l'ambiente per eseguire applicazioni del sistema X Window; non fraintendete: non si tratta di far girare Microsoft Windows! Stiamo parlando di far girare applicazioni costruite per UNIX che necessitano dell'ambiente X Window. Questo apre possibilità quasi infinite: basta fare una ricerca sul web per scoprire quante applicazioni aggiuntive possiamo scaricare, di solito gratis: dal desktop publishing al server musicale, il tutto funzionante su MacOS, addirittura condividendo lo stesso schermo.
Alcuni esempi: GIMP, il concorrente OpenSource di Adobe Photoshop; Inkscape, equivalente di Illustrator. Per altri software, basta andare sui siti di Fink o di MacPorts, per rendersi conto di quanto sia grande questo mondo.
Con Leopard, non è nemmeno necessario ricordarsi che una certa applicazione ha bisogno di X11: avviandola, partirà automaticamente l'ambiente ed avremo finestre di applicazioni UNIX a fianco di quelle native di MacOS X.
Manco a farlo apposta, questo ambiente XWindow è OpenSource ed Apple vi contribuisce, assieme ad altri sviluppatori; la versione fornita con Leopard è una ramificazione chiamata XQuartz. Essendo OpenSource, i contributi degli sviluppatori proseguono tra una versione di OSX e la successiva, per cui capita spesso che la versione di X11 collegata a OSX sia spesso indietro rispetto a quella raggiunta da XQuartz: gli aggiornamenti di Apple, come sappiamo, non sono così frequenti. Questo spinge gli utilizzatori di software XWindow a installare l'ultima versione direttamente dal sito XQuartz, senza attendere l'aggiornamento di Apple.
In effetti, la versione aggiornata che potete trovare sul sito di solito ha più funzionalità e bug fix di quella ufficiale Apple; per questo, se volete provare qualche software XWindow, consiglio di andare sul sito indicato, scaricare l'ultima versione stabile e installarla. Da notare che questa installazione deve essere ripetuta dopo ogni aggiornamento del sistema o di sicurezza: l'installer Apple infatti ripristina sempre la propria versione, anche se non è l'ultima. Ma il downlod e l'installazione è talmente veloce, che ne vale la pena; la versione del sito è diversa da quella Apple anche per l'icona, per cui potete accorgervi facilmente cosa state usando.
Un esempio dei vantaggi della versione aggiornata si è avuto nei mesi scorsi: con la versione Apple i software XWindow presentavano dei caratteri dei menu molto piccoli, quasi illeggibili. Il problema era dovuto al fatto che l'ambiente X11 partiva tenendo come default per la risoluzione 72 dpi, che era la risoluzione "storica" di tutti i computer Apple. Però da un po' di tempo sono disponibili monitor a risoluzione ben più alta: dato che X11 conosceva solo il 72dpi, tutti i font venivano costruiti considerando la corrispondente grandezza dei pixel; il risultato era che sui monitor ad alta risoluzione, come anche quelli dei recenti MacBookPro, le scritte diventavano difficili da leggere.
Da qualche settimana, l'aggiornamento a X.5.7 ha sostituito X11 con qualcosa di più recente ed il problema è stato eliminato; però chi usava XQuartz dal sito di sourceForge aveva già risolto da un po'! Da qui il consiglio di installare XQuartz e rifarlo ad ogni aggiornamento Apple.
Una parentesi: mentre tutti si lamentavano di avere caratteri molto piccoli, a me lo spazio monitor non basta mai, per cui ero utente felice di X11 Apple; ma con questo aggiornamento, mi son trovato che GIMP, sempre particolarmente ricco di finestre, veniva ad occupare praticamente tutto il monitor, con menu che avevano bisogno di finestre enormi! Per fortuna che nelle ultime versioni, XQuartz, oltre a leggere la risoluzione dello schermo direttamente dall'hardware, può anche essere istruito a partire con una risoluzione definita. È perciò semplicissimo cambiare le dimensioni dei caratteri (e di tutto il resto): basta chiudere X11, aprire il Terminale (chi segue questi post ormai dovrebbe già sapere di fare attenzione a dare comandi a caso... pena il possibile crash del sistema!) e digitare il comando seguente:
defaults write org.x.X11 dpi -int 133
dove 133 è il valore di risoluzione in dpi, valore valido per gli ultimi MacBookPro; se vogliamo i caratteri più piccoli, basta mettere un valore inferiore: p.es. 96, oppure tornare ai 72 dpi (che è quello che ho fatto io!). Riapriamo X11 ed il gioco è fatto!
Per i più curiosi, questo comando non fa altro che aggiungere una chiave chiamata dpi al file
org.x.X11.plist
ed assegnarvi il valore indicato. Alla partenza, X11 vede questa chiave e assegna la risoluzione scelta al server XWindows. Chi ha installato XCode, può usare la utility Property List Editor per fare la stessa cosa (il file si trova nella cartella Preference della libreria utente).

2008-12-27

iSync, Palm e MacOS X

Sono appena passato da un meraviglioso Powerbook G4 12" ad uno stupendo MacBook Pro 15,4" Intel Core Duo a 2.5GHz e, dopo averci giocato un po', ho cominciato a trasferire manualmente i dati dal vecchio al nuovo: tutto bene fino alla sincronizzazione con il Palm T5, Palm OS 5.4...
A discapito della semplicità (a mio parere) sia del Mac OS che del Palm OS, farli parlare non è mai stata una cosa facile. Finché si resta al minimo di integrazione, le cose funzionano: si installa l'ultima versione di Palm Desktop (giunto per il Mac alla 4.2.1 rev.D) e possiamo subito fare un backup e creare/modificare dati sul Mac. Di solito la prima sincronizzazione non è completa, ma dalla seconda in poi andiamo sul velluto.
Tutto cambia se vogliamo utilizzare quegli ottimi strumenti che sono iCal e Rubrica Indirizzi; cioé usare indifferentemente il Palm ed il nostro Mac per aggiungere e cambiare contatti ed eventi e poi sincronizzare le informazioni, in modo da avere le stesse cose su entrambi.
Diciamo subito che se vogliamo una sincronizzazione completa, che comprende anche le foto, i file musicali ed altro, allora l'unico software resta The Missing Sync; è a pagamento (40$), ma se vogliamo il massimo può essere un buon investimento. Se invece non vogliamo spendere nemmeno un centesimo in più, perché tra Palm e MacBook siamo rimasti al verde... allora dobbiamo far parlare iSync e Palm Desktop.
Se usiamo MacOS dal X.2.5 al X.3.9, le cose, pur restando laboriose, funzionano subito: si scarica iSync Palm Conduit e si fa doppio click sul pacchetto di installazione presente sul dmg; la procedura installa il conduit corretto e disabilita i corrispettivi Palm (che indirizzano la sincro verso Palm Desktop); poi dal Palm HotSync Manager attiviamo la sincronizzazione e l'icona del Palm comparirà in iSync, dove potremo settare le preferenze. A posto.

Ma in Tiger Apple ha voluto migliorare il procedimento... peggiorando il tutto!
Infatti, iSync 2.0 in poi, contiene al suo interno il conduit per Palm: basta andare nel menu Dispositivi e scegliere Abilita Sincronizzazione Palm OS. iSync installa automaticamente il conduit nella cartella giusta e disabilita quelli di Palm. Poi si fa partire Palm HotSync Manager, menu HotSync->Impostazioni Conduit e dalla finestra conseguente si fa doppio click su iSync Conduit e si attiva la sincro del Palm e l'icona di un Palm compare sulla finestra di iSync. Purtroppo il tutto non funziona: quando si effettua una sincronizzazione, liSync Conduit viene saltato (nel log compare qualcosa del genere iSync terminated). Con una ricerca sui vari blog e tra le discussioni del forum Apple si scopre che spesso è una questione di permessi: la cartella /Library/Application Support/Palm HotSync/Conduits non è accessibile all'utente, assieme ad altre cartelle. La loro correzione ha spesso risolto il problema; per far ciò occorre usare il Terminale (da Finder le operazioni sono laboriose e qualche volta non definitive). Quindi, se il problema è che iSync viene terminato prima di fare qualunque azione, apriamo il Terminale (cartella Applicazioni/Utility) da un utente amministratore e diamo i seguenti comandi (attenzione alla direzione delle barre / e \) e copiamo esattamente i seguenti (come al solito, il Terminale può essere dannoso se non si fanno le cose per bene! Quindi attenzione!):

sudo chown -R nomeUtente:admin /Library/Application\ Support/Palm\ HotSync/Conduit/

vi verrà chiesta la password di amministratore; sostituite a nomeUtente il nome del vostro utente; in questo modo abbiamo cambiato il proprietario della cartella. Ora dobbiamo darli i permessi in lettura e scrittura:

sudo chmod -R 775 /Library/Application\ Support/Palm\ HotSync/Conduit

Questo dovrebbe essere sufficiente a far funzionare il tutto. Se il problema continua, potete provare a fare le stesse azioni sulle due cartelle

/Library/Application\ Support/Palm\ Desktop
/Applications/Palm

sempre usando il comando sudo.

Potrebbe presentarsi invece un problema più a monte: il Palm HotSync Manager non vede il conduit iSync! Cioé, dopo aver scelto in iSync nel menu Dispositivi la voce Abilita Sincronizzazione Palm OS e aver seguito la procedura senza errori, si va in Palm HotSync Manager e dal menu HotSync si sceglie Impostazione Conduttori... ma nella finestra conseguente non troviamo iSync e quindi non possiamo attivare il Palm. Questo è quanto successo a me: ci ho perso una giornata (ok, fuori c'erano 3° ed un vento siberiano, però...).
La soluzione mi è balzata agli occhi quando in una discussione sul forum Apple qualcuno ha fatto notare che se impostava MacOS in inglese (si trattava di un utente francese) tutto funzionava. Se avete il problema di non vedere il conduit iSync, allora provate a fare le seguenti operazioni da Finder (o da Terminale, ma sappiamo che toccare il Terminale può essere pericoloso...):
- nel menu Vai del Finder, scegliamo Vai alla Cartella...;
- si apre un campo di testo, in cui scriveremo (attenzione agli spazi):
/Library/Application Support/Palm HotSync/Conduits/Apple/Contents/Resources/
Diamo return (o click Ok) e si apre una finestra del Finder: dovremmo vedere un file di tipo bundle e due (o più cartelle: dipende da quante lingue abbiamo installato con MacOSX) cartelle: una si chiama English.lproj e l'altra Italian.lproj. Un solo click su quest'ultima e premiamo cmd-I per ottenere le informazioni. Il Finder apre una finestra di informazioni, che mostra alla voce Dimensioni...: zero byte!
Se facciamo la stessa cosa con English.lproj, vedremo che questa invece contiene circa 2500 byte!
Quindi il conduit non viene caricato perché si trova senza alcuna interfaccia! Ho guardato dentro iSync e tutto sembra a posto; dovrebbe quindi essere un baco del codice di iSync.
Per risolvere il problema, dobbiamo impedire che l'interfaccia italiana del conduit sia caricata; si potrebbe cancellarla, ma è più prudente non farlo! Cambiamo invece il suo nome, in modo che MacOS non la trovi e sia costretto a caricare quella inglese. Dobbiamo farlo da terminale, poiché dal Finder non avremmo i permessi. Lasciamo aperta la finestra del Finder appena esaminata, andiamo sul Terminale e scriviamo il seguente comando senza dare alcun return (come sempre, attenzione!):

sudo mv

avendo cura di aggiungere uno spazio dopo mv; ora dobbiamo inserire il percorso alla cartella: l'operazione è semplice se andiamo sulla precedente finestra del Finder e trasciniamo la cartella Italian.lproj sulla finestra del Terminale: il suo indirizzo viene aggiunto al comando (non preoccupiamoci se si va nella riga sotto: Terminale è in grado di capire che si continua nella prossima riga); digitiamo un altro spazio e trasciniamo nuovamente la stessa cartella. Ora il cursore lampeggiante si trova dopo la parola lproj; usando il tasto Delete in alto a destra sulla tastiera, cancelliamo le lettere Italian.lproj e al loro posto mettiamo qualcosa che ci ricordi cosa abbiamo fatto: consiglio italiano.lproj.old, ma metteteci quel che volete! Date return, fornite la password se richiesta ed uscite dal Terminale.
Ora aprite Palm HotSync Manager e dal menu HotSync aprite la finestra dei conduit: iSync dovrebbe essere visibile! Da lì siamo in discesa!
Bisogna ancora usare un po' di pazienza: è bene riaprire HotSync Manager con la sua finestra di settaggi dei conduit (la prima volta non si era salvata correttamente...). Inoltre, la prima sincro in pratica ha effettuato solo un lunghissimo backup di tutti i software del Palm: per avere anche calendario e indirizzi a posto ho dovuto ripetere la sincronizzazione. E ora finalmente sono a posto!

Come detto all'inizio, sembra che Missing Sync per Palm OS risolva tutti questi problemi, ma 40$ non sono pochissimi, rispetto a questa soluzione, che è gratis.
Spero che questa mia esperienza sia utile a qualcuno. Potete lasciare commenti sul successo delle operazioni, indicando quale ha risolto (e se ha risolto...). Come indicazione, aggiungo che il mio modello di Palm è il Tungsten T5.