2011-04-16

Parliamo di nucleare - I

La decisione italiana di riaccendere il nucleare in Italia ha scatenato tutta una serie di dibattiti tra i sostenitori ed i detrattori di questo tipo di produzione di energia.
Spesso sui giornali si leggono verità, mezze bugie, bugie intere, cretinate. Sulle questioni tecniche sono in grado di capire dove sta la verità: anche se la mia laurea in Fisica risale a 25 anni fa, certe cose non cambiano e ritengo di tenermi aggiornato. Ho quindi deciso di utilizzare questo blog per raccogliere un po' le idee, esporle in modo (spero) semplice, dove necessario riportando riferimenti consultabili in rete.
Proprio per essere corretto, vi avviso che ritengo la fissione nucleare al momento non sufficientemente sicura per la produzione di energia e troppo costosa, senza effetti positivi per l'ambiente, per cui in certi passaggi potreste notare una visione non imparziale; d'altra parte, su qualunque argomento, chi mai può esserlo? Quello che vi posso promettere è che proverò ad esporre l'argomento in modo onesto. Più onesto di alcuni siti in cui si afferma di voler discutere apertamente, ma poi vengono presentati dati in una sola direzione.

Cominciamo quindi tornando al 1987, quando, come sappiamo, si tenne una serie di referendum, 3 dei quali sull'argomento del nucleare in Italia; tutti e 3 passarono (con percentuali rispettivamente di 81%, 80%, 72%, rispetto ad un'affluenza del 65% dei possibili elettori) Come al solito i 3 quesiti non erano chiarissimi, per cui li riassumo:
  1. abrogazione dell'intervento statale nel caso in cui un comune non sia d'accordo con l'installazione di una centrale nucleare. Commento: quindi il nucleare in Italia non è vietato in teoria; lo è in pratica: se un comune non vuole, lo stato non potrebbe obbligarlo, a meno di leggi nuove.
  2. abrogazione dei contributi ai comuni sedi di centrali a combustibili non a idrocarburi. Commento: la legge è evidentemente un retaggio dell'epoca; le centrali indicate potrebbero essere a bio-masse o simili!
  3. abrogazione della possibilità per l'Enel di partecipare alla costruzione e gestione di centrali nucleari all'estero. Commento: cosa vuole allora dire l'Enel quando afferma di aver mantenuto l'esperienza tramite progetti esteri?
I quesiti sul nucleare non erano la parte principale (gli altri due erano relativi alla possibilità di chiamare in giudizio giudici e ministri per reati commessi durante il loro lavoro), ma avevano più presa sulla gente: l'Europa usciva (per modo di dire) dal disastro di Cernobyl e gli effetti di un disastro nucleare erano sotto gli occhi di tutti. Per questo oggi si sente dire spesso che gli italiani decisero sull'onda di una paura che oggi non ha più ragione di esistere.
Dato che i referendum in Italia possono essere abrogativi (cioé, possono eliminare leggi esistenti) e solo in pochi casi  confermativi (p.es. per modifiche alla Costituzione) e consultivi (per avere un parere non vincolante), leggi successive possono andare contro le scelte dei referendum, anche se ovviamente un governo che le facesse si esporrebbe alla possibilità di un altro referendum abrogativo. Quindi non ha senso rifarsi ad una decisione presa 24 anni fa, in quanto anche i possibili elettori saranno diversi: qualunque governo successivo può introdurre leggi sull'argomento.
Nota: l'80% medio ottenuto dai 3 referendum si riferisce al 65% di tutti gli elettori (il 35% non partecipò): significa che il 52% degli italiani era contrario al nucleare, cioé la maggioranza assoluta, anche se solo al 4% di scarto; degli altri non è dato sapere, (si fanno ragionamenti incredibili su chi non ha votato, quando l'unica verità è... che non hanno votato).
Nella prossima puntata faremo un rapido viaggio su come funziona la fissione nucleare.

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