2008-03-22

La Reputazione

Reputazione: sembra una parola fuori moda, forse ultimamente si parla di più del suo opposto (lo sputtanamento, olé - citazione!). Qualche lustro fa per la reputazione si facevano duelli, ma anche adesso, forse più in sordina (altrimenti che reputazione sarebbe?), ma la reputazione è importante: chi affiderebbe i propri soldi ad una banca con una brutta reputazione? E se avessimo come vicino di casa uno che ha la reputazione di essere un delinquente? Per fortuna, le abitudini sessuali stanno uscendo dalla sfera della reputazione (considerata punto di forza, o di debolezza secondo i casi, di una donna), ma vi rientrano se parliamo di deviazioni sessuali. E se il collega di lavoro ha la reputazione di fregare il lavoro degli altri?
Pirandello, con la sua Patente, indicò la reputazione, anche se negativa, come un titolo di cui una persona può fregiarsi.
Di recente è stato sollevato un vespaio sull'uso dei blog per minare la reputazione di personaggi, che possono essere sia pubblici che no. Poco tempo fa, Punto Informatico ha messo in linea un video sull'argomento, in cui vengono ben evidenziati i problemi: da un lato le esagerazioni di chi si crede al di fuori di ogni regola e si arroga il diritto di dire qualunque cosa, dall'altro le corrispondenti esagerazioni di chi si sente magari colpito nella propria, vera o falsa, coda di paglia. C'è chi, come un delegato del Kentuchy, vorrebbe che chiunque inserisce una parola sul web fosse registrato e schedato, in modo da essere facilmente preso in caso di diffamazione ed i webmaster avrebbero la responsabilità di tenere i dati (tranquilli, una cosa del genere in USA sarebbe incostituzionale); dall'altro lato, sappiamo quanto possa essere difficile criticare qualcuno e non essere accusati di diffamazione.
È un problema che in qualche modo dovrà essere affrontato: dove arriva la libertà di espressione (e di critica) e dove comincia l'attentato alla reputazione. Nel caso dei giornali, gli articoli passano attraverso un filtro in redazione (dove spesso contano anche le inclinazioni politiche del giornale); in caso di diatriba legale, c'è tutto un giornale che può sostenere il giornalista. Nel caso di un blog privato, chi si sentirebbe in grado di esporsi con nome e cognome e sostenere un'accusa, anche se fondata su fatti reali? Per quanto mi riguarda, quello che scrivo nei blog lo ripeto anche a voce e lo potrei presentare con nome e cognome; quello che appare di me è identico a quello che sono.
Di solito l'anonimato permette al blogger di sentirsi più libero di esprimere la propria opinione e l'eventuale reprimenda verso qualcuno, di solito personaggio pubblico, proprio per quanto detto prima. D'altra parte non è giusto distruggere la reputazione di qualcuno senza che questo possa difendersi, ma qui c'è anche la sproporzione: pensiamo ad un blogger versus l'Amministratore Delegato di una ditta o un politico, magari avvocato. Insomma, mi pare di vedere un po' di squilibrio: da un lato i blogger vengono paragonati ai giornalisti e vi vengono applicate regole, appunto, valide per i giornali; dall'altro, non mi pare (fatemi sapere se sbaglio) di vedere altrettanta tutela verso i blogger nel momento in cui vengono denunciati (si va a finire nel penale, anche); sì perché alla fine l'anonimato regge fino al momento in cui entra in gioco la magistratura, che ha (giustamente) il potere e la possibilità di conoscere chi sta dietro ad ogni sito.
Aggiungiamo anche che spesso i blogger vengono chiamata a rispondere di quello che i visitatori scrivono nei loro commenti! Un professionista avrebbe la possibilità (lo fa per lavoro!) di controllare ogni commento, un normale blogger no; pubblicare i commenti solo dopo averli letti farebbe morire in breve tempo un piccolo sito amatoriale. Nonostante ciò, è del mese scorso la notizia che un blogger è stato chiamato a rispondere di un commento, che oltre tutto avrebbe cancellato dopo averlo giudicato esagerato: è accusato di non aver avvertito le forze dell'ordine della presenza del commento incriminato (non so in che modo avrebbero potuto classificare una simile denuncia).
Finora, la rete si è auto-regolamentata: i famosi troll vengono riconosciuti ad occhi chiusi; talvolta gli si risponde quasi per divertirsi, ma nessuno pensa di mettere in moto la magistratura per accuse considerate infamanti raccolte su una mailing list, su una chat o newsgroup. Cosa che invece viene fatta molto facilmente negli ultimi tempi: guardatevi il video indicato sopra e vedrete. Oppure, sempre su Punto Informatico, fate una ricerca con chiave "Diffamazione".

Magari, aspettando una legislazione un più vicina alla realtà della rete, sarebbe auspicabile un po' di equilibrio? No?

[Questo post è a metà tra la tecnologia e la vita quotidiana, per cui lo presento uguale anche nel mio blog generale...]

1 commento:

Anonimo ha detto...

Auguri di Buona Pasqua!