2013-12-11

Sistemi intelligenti e sistemi più intelligenti


Negli ultimi anni si è molto parlato di sistemi intelligenti e la parole d’ordine è spesso stata “semantica”.
Un sistema semantico sarebbe in grado di interpretare il significato di una frase, anche se si utilizzano parole diverse. Per esempio, le due frasi:
  • Vediamoci domani alla stazione alle 12:30
  • Troviamoci alla stazione domani alla mezza
per un sistema semantico significano la stessa cosa, mentre un sistema tradizionale potrebbe rispondere in modo diverso o addirittura non capire la richiesta.

Tra i vari tentativi di portare sul mercato un simile sistema, probabilmente Siri (il sistema di Apple) è forse il più vicino a quanto si cerca; tuttavia si tratta di un sistema generalista che, installato su telefoni e tablet, è mirato agli usi previsti su tali dispositivi (chiamate, messaggi, appuntamenti, appunti, ecc…).

Si sta però pensando ad un modo per portare la duttilità generalista di Siri (magari anche superandola) ad altri campi, tramite un nuovo concetto: conoscenza come servizio.

Le applicazioni di questo tipo, che possono essere chiamate “applicazioni cognitive”, potrebbero essere in grado di conversare con l’utente, fornire risposte, ecc… La novità è che il motore di conoscenza si troverà nella nuvola e sarà gestito da terze parti: in questo modo esisteranno le società che svilupperanno app di nuova concezione ed altre che forniranno la base del funzionamento alle prime.
Siamo distanti dal computer dell’Enterprise o da HAL di 2001 Odissea nella spazio, ma quel che è certo che le nuove app saranno molto più intelligenti di quelle attuali o comunque così sembreranno.

Il posizionamento dell’intelligenza nel cloud porterà quindi app diverse a comportarsi diversamente ma comunque utilizzando la stessa conoscenza e questo permetterà specializzazioni anche sottili.

Giusto per fare un esempio, IBM ha annunciato il mese scorso che metterà a disposizione tramite API l’accesso al suo computer cognitivo Watson, in questo anticipando niente meno che Microsoft e Amazon. Se teniamo conto che quel software in due mesi ha raggiunto la conoscenza/intelligenza di uno studente di medicina del secondo anno, ci rendiamo conto di quali orizzonti si potrebbero aprire.

Un altro esempio è Alme, di Next IT, che ha sviluppato un assistente per la gestione delle malattie croniche, in grado di rispondere alle domande dei pazienti e ora stanno pensando di fornire un accesso esterno.

Naturalmente è prevedibile che passerà poco tempo perché Google e Apple creino ambienti in cui questi servizi siano a disposizione degli utenti mobile. Tuttavia, è probabile che i gestori di questi ambienti cognitivi siano terzi rispetto ai fruitori come Google e Apple; addirittura potremmo anche pensare a cloud open source, a disposizione di chiunque li interroghi nel modo giusto.

Estendendo il concetto, potremmo anche pensare a sistemi operativi che, collegandosi al cloud, possano fornire questi servizi alle app che girano al loro interno; addirittura gli elettrodomestici potrebbe essere più intelligenti e magari talvolta anche diventare piuttosto invadenti, consigliandoci anche un modo migliore per cucinare o per conservare i cibi...

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